NOUVELLE RECUEILLIE PAR ITALO CALVINO

LE LANGAGE DES ANIMAUX

Traduction d'Ugo Bratelli, mars 2003

Il linguaggio degli animali

Un ricco mercante aveva un figliolo a nome Bobo, sveglio d’ingegno e con una gran voglia d’imparare. Il padre lo affidò a un maestro assai dotto, perché gli insegnasse tutte le lingue.

Finiti gli studi, Bobo tornò a casa e una sera passeggiava col padre pel giardino. Su un albero, gridavano i passeri : un cinguettio da assordare.

— Questi passeri mi rompono i timpani ogni sera, disse il mercante tappandosi le orecchie.

E Bobo : — Volete che vi spieghi cosa stanno dicendo ?

Il padre lo guardò stupito.

— Come vuoi sapere cosa dicono i passeri ? Sei forse un indovino ?

— No, ma il maestro m’ha insegnato il linguaggio di tutti gli animali.

— Oh, li ho spesi bene i miei soldi ! — disse il padre. — Cosa ha capito quel maestro ? Io volevo che t’insegnasse le lingue che parlano gli uomini, non quelle delle bestie !

— Le lingue degli animali sono più difficili, e il maestro ha voluto cominciare da quelle.

Il cane correva loro incontro abbaiando. E Bobo :

— Volete che vi spieghi cosa dice ?

No ! Lasciami in pace col tuo linguaggio da bestie ! Poveri soldi miei !

Passeggiavano lungo il fossato, e cantavano le rane.

— Anche le rane ci mancavano a tenermi allegro... brontolava il padre.

— Padre, volete che vi spieghi... cominciò Bobo.

— Va’ al diavolo tu e chi t’ha insegnato !

E il padre, irato d’aver buttato via i quattrini per educare il figlio, e con l’idea che questa sapienza del linguaggio animale fosse una mala sorte, chiamò due servi e disse loro cosa dovevano fare l’indomani.

Alla mattina, Bobo fu svegliato, uno dei servi lo fece montare in carrozza e gli si sedette vicino ; l’altro, a cassetta, frustò i cavalli e partirono al galoppo. Bobo non sapeva nulla di quel viaggio, ma vide che il servitore accanto a lui aveva gli occhi tristi e gonfi.

— Dove andiamo ? — gli chiese. — Perché sei così triste ?

Ma il servitore taceva.

Allora i cavalli cominciarono a nitrire, e Bobo capi che dicevano :

— Triste viaggio è il nostro, portiamo alla morte il padroncino.

E l’altro rispondeva :

— Crudele è stato l’ordine di suo padre.

— Dunque, voi avete l’ordine da mio padre di portarmi a uccidere ? — disse Bobo ai servitori.

I servitori trasalirono :

— Come lo sapete ? — chiesero.

— Me l’han detto i cavalli, — disse Bobo. — Allora uccidetemi subito. Perché farmi penare aspettando ?

— Noi non abbiamo cuore di farlo, — dissero i servitori. — Pensiamo al modo di salvarvi.

In quella li raggiunse abbaiando il cane, che era corso dietro la carrozza. E Bobo intese che diceva :

— Per salvare il mio padroncino darei la mia vita !

— Se mio padre è crudele, — disse Bobo, — ci sono pure creature fedeli ; voi, miei cari servitori, e questo cane che. si dice pronto a dar la vita per me.

— Allora, — dissero i servitori, — uccidiamo il cane, e portiamo il suo cuore al padrone. Voi, padroncino, fuggite.

Bobo abbracciò i servi e il cane fedele e se andò alla ventura. Alla sera giunse a una cascina e domandò ricovero ai contadini. Erano seduti a cena, quando dal cortile venne il latrare del cane. Bobo stette ad ascoltare alla finestra, poi, disse :

— Fate presto, mandate a letto donne e figli, e voi armatevi fino ai denti e state in guardia. A mezzanotte verrà una masnada di malandrini ad assalirvi.

I contadini credevano che gli desse di volta il cervello.

— Ma come lo sapete ? Chi ve l’ha detto ?

— L’ho saputo dal cane che latrava per avvertirvi. Povera bestia, se non c’ero io avrebbe sprecato il fiato. Se m’ascoltate, siete salvi.

I contadini, coi fucili, si misero in agguato dietro una siepe. Le mogli e i figli si chiusero in casa. A mezzanotte s’ode un fischio, poi un altro, un altro ancora ; poi un muoversi di gente. Dalla siepe uscì una scarica di piombo. I ladri si diedero alla fuga ; due restarono secchi nel fango, coi coltelli in mano.

A Bobo furono fatte grandi feste, e i contadini volevano si fermasse con loro, ma lui prese commiato, e continuò il suo viaggio.

Cammina cammina, a sera arriva a un’altra casa di contadini. È incerto se bussare o non bussare, quando sente un gracidare di rane nel fosso. Sta ad ascoltare ; dicevano :

— Dài, passami l’ostia ! A me ! A me ! Se non mi lasciate mai l’ostia a me, non gioco più ! Tu non la prendi e si rompe ! L’abbiamo serbata intera per tanti anni !

S’avvicina e guarda : le rane giocavano a palla con un’ostia sacra. Bobo si fece il segno della croce.

— Sei anni, sono, ormai, che è qui nel fosso ! disse una rana.

— Da quando la figlia del contadino fu tentata dal demonio, e invece di far la comunione nascose in tasca l’ostia, e poi ritornando dalla chiesa, la buttò qui nel fosso.

Bobo bussò alla casa. L’invitarono a cena. Parlando col contadino, apprese che egli aveva una figlia, malata da sei anni, ma nessun medico sapeva di che malattia, e ormai era in fin di vita.

— Sfido ! — disse Bobo. — È Dio che la punisce. Sei anni fa ha buttato nel fosso l’ostia sacra. Bisogna cercare quest’ostia, e poi farla comunicare devotamente ; allora guarirà.

Il contadino trasecolò.

— Ma da chi sapete tutte queste cose ?

— Dalle rane, disse Bobo.

Il contadino, pur senza capire, frugò nel fosso, trovò l’ostia, fece comunicare la figlia, e lei guarì. Bobo non sapevano come compensarlo, ma lui non volle niente, prese commiato, e andò via. Un giorno di gran caldo, trovò due uomini che riposavano all’ombra d’un castagno. Si sdraiò accanto a loro e chiese di far loro compagnia. Presero a discorrere :

— Dove andate, voi due ?

— A Roma, andiamo. Non sapete che è morto il Papa e si elegge il Papa nuovo ?

Intanto, sui rami del castagno venne a posarsi un volo di passeri.

— Anche questi passeri stanno andando a Roma, disse Bobo.

— E come lo sapete ? chiesero quei due.

— Capisco il loro linguaggio, disse Bobo.

Tese l’orecchio, e poi :

— Sapete cosa dicono ?

— Cosa ?

— Dicono che sarà eletto Papa uno di noi tre.

A quel tempo, per eleggere il Papa si lasciava libera una colomba che volasse nella piazza di San Pietro piena di gente. L’uomo sul cui capo si sarebbe posata la colomba, doveva essere eletto Papa. I tre arrivarono nella piazza gremita e si cacciarono in mezzo alla folla. La colomba volò, volò, e si posò sulla testa di Bobo. In mezzo a canti e grida d’allegrezza fu issato sopra un trono e vestito d’abiti preziosi. S’alzò per benedire e nel silenzio che s’era fatto nella piazza s’udì un grido. Un vecchio era caduto a terra come morto. Accorse il nuovo Papa e nel vecchio riconobbe suo padre. Il rimorso l’aveva ucciso e fece appena in tempo a chiedere perdono al figlio, per spirare poi tra le sue braccia.

Bobo gli perdonò, e fu uno dei migliori papi che ebbe mai la Chiesa.

 

 

Le langage des animaux

Un riche marchand avait un fils prénommé Bobo, vif d’esprit et doté d’une grande soif d’apprendre. Son père le confia à un maître très savant, afin qu’il lui enseigne toutes les langues.

Ses études achevées, Bobo revint chez lui et, un soir, il se promenait avec son père dans le jardin. Les moineaux criaient dans un arbre : un gazouillement assourdissant.

— Ces moineaux me brisent les tympans chaque soir, dit le marchand en se bouchant les oreilles.

— Voulez-vous que je vous explique ce qu’ils disent ? demanda Bobo.

Son père le regarda d’un air étonné :

— Comment veux-tu savoir ce que disent les moineaux ? Tu es devin, peut-être ?

— Non, mais mon maître m’a appris le langage de tous les animaux.

— Ah ! je l’ai bien dépensé mon argent ! dit son père. Ton maître n’a rien compris ! Je voulais qu’il t’apprenne les langues des hommes, pas celles des bêtes.

— Les langues des animaux sont plus difficiles, et mon maître a voulu commencer par elles.

Le chien vint à leur rencontre en aboyant, et Bobo demanda :

— Voulez-vous que je vous explique ce qu’il dit ?

— Non ! Fiche-moi la paix, avec ton langage de bêtes ! Mon pauvre argent !

Ils se promenaient le long du fossé, et les grenouilles chantaient.

— Il ne manquait plus que les grenouilles à mon bonheur… grognait son père.

— Père, voulez-vous que je vous explique… commença Bobo.

— Va au diable, toi et ton maître !

Et le père, furieux d’avoir jeté son argent par les fenêtres pour l’éducation de son fils, et dans l’idée que cette science du langage des animaux était un malheur, appela deux domestiques et leur dit ce que le lendemain ils devraient faire.

Le lendemain matin, on réveilla Bobo, un des domestiques le fit monter dans le carrosse et s’assit à côté de lui ; l’autre, sur son siège, fouetta les chevaux et ils partirent au galop. Bobo ignorait tout de ce voyage, mais il vit que le domestique, à son côté, avait les yeux tristes et les paupières gonflées.

— Où allons-nous ? lui demanda-t-il. Pourquoi es-tu si triste ?

Mais le domestique gardait le silence.

C’est alors que les chevaux se mirent à hennir, et Bobo comprit ce qu’ils disaient :

— Comme il est triste, notre voyage, nous menons le petit maître à la mort.

L’autre cheval répondait :

— L’ordre de son père a été cruel.

— Ainsi, mon père vous a donné l’ordre de me tuer, dit Bobo aux domestiques.

Les domestiques tressaillirent :

— Comment le savez-vous ? demandèrent-ils.

— Ce sont les chevaux qui me l’ont dit, répondit Bobo. Alors, tuez-moi tout de suite. Pourquoi cette attente qui me fait souffrir ?

— Nous n’avons pas le courage de le faire, répondirent les domestiques. Nous pensons au moyen de vous sauver.

À ce moment-là, le chien, qui avait couru derrière le carrosse, les rejoignit en aboyant. Et Bobo entendit ce qu’il disait :

— Pour sauver mon petit maître, je donnerais ma vie !

— Si mon père est cruel, dit Bobo, il est pourtant des êtres fidèles. Vous, mes chers domestiques, et ce chien, qui se dit prêt à donner sa vie pour moi.

— Alors, tuons le chien, dirent les domestiques, et portons son coeur à notre maître. Vous, petit maître, fuyez.

Bobo embrassa les domestiques et son fidèle chien, puis il s’en alla à l’aventure. Le soir, il arriva à une ferme, et demanda l’hospitalité aux paysans. Ils étaient attablés pour le dîner quand, de la basse-cour, leur parvint l’aboiement du chien. Bobo, à la fenêtre, resta à écouter, puis il dit :

— Dépêchez-vous, envoyez les femmes et les enfants se coucher, et vous, armez-vous jusqu’aux dents, et soyez sur vos gardes. À minuit, une bande de brigands viendra pour vous attaquer.

Les paysans croyaient qu’il avait perdu la tête.

— Mais comment le savez-vous ? Qui vous l’a dit ?

— Je l’ai appris de votre chien, qui aboyait pour vous prévenir. Pauvre bête ! Si je n’étais pas là, elle se serait époumonée. Si vous faites ce que je dis, vous êtes sauvés.

Les paysans, armés de fusils, se postèrent derrière une haie. Femmes et enfants s’enfermèrent dans la maison. À minuit, on entendit un sifflement, puis un autre, et un autre encore ; puis des gens qui avançaient. De la haie jaillit une décharge de plomb. Les voleurs prirent la fuite ; deux d’entre eux restèrent raides morts dans la boue, des couteaux à la main.

On fêta grandement Bobo, et les paysans désirèrent qu’il reste avec eux ; mais il prit congé, puis il poursuivit sa route.

Après avoir beaucoup marché, le soir il arrive à une autre maison de paysans. Il se demande s’il faut frapper ou non à la porte, quand il entend un coassement de grenouilles dans le fossé. Il écoute. Elles disaient :

— Allez ! passe-moi l’hostie ! À moi ! À moi ! Si vous ne me laissez jamais l’hostie, je ne joue plus ! Si tu ne l’attrapes pas, elle se casse ! Durant tant d’années nous l’avons maintenue intacte !

Bobo s’approche et regarde : les grenouilles jouaient à la balle avec une hostie sacrée. Il se signa.

— Cela fait six ans maintenant qu’elle se trouve ici, dans le fossé, dit une grenouille.

— Depuis que la fille du paysan a été tentée par le démon, et qu’au lieu de faire sa communion, elle a caché l’hostie dans sa poche, et, qu'en revenant de l’église, elle l’a jetée là, dans le fossé.

Bobo frappa à la porte. On l’invita à dîner. En discutant avec le paysan, il apprit qu’il avait une fille, malade depuis six ans, mais aucun médecin ne connaissait la nature de sa maladie, et elle était à présent sur le point de mourir.

— Parbleu ! dit Bobo, c’est Dieu qui la punit. Il y a six ans, elle a jeté une hostie sacrée dans le fossé. Il faut rechercher cette hostie, puis faire communier votre fille dévotement. Alors elle guérira.

Le paysan fut stupéfié :

— Mais de qui tenez-vous toutes ces choses ?

— Des grenouilles, répondit Bobo.

Bien que ne comprenant rien, le paysan fouilla dans le fossé, trouva l’hostie, fit communier sa fille, et elle guérit. On ne savait comment récompenser Bobo ; mais il ne voulut rien, il prit congé et repartit.

Un jour de grande chaleur, il rencontra deux hommes qui se reposaient à l’ombre d’un châtaigner. Il s’étendit près d’eux et leur demanda s’il pouvait leur tenir compagnie. Ils se mirent à discuter :

— Où allez-vous, tous les deux ?

— Nous allons à Rome. Vous ne savez pas que le Pape et mort  et qu’on élit le nouveau Pape ?

Et voilà qu’une bande de moineaux vint se poser sur les branches du châtaigner.

— Ces moineaux aussi vont à Rome, dit Bobo.

— Et comment le savez-vous ? demandèrent ces deux hommes.

— Je comprends leur langage, répondit Bobo.

Il tendit l’oreille, puis ajouta :

— Vous savez ce qu’ils disent ?

— Quoi donc ?

— Ils disent que l’un de nous trois sera élu Pape.

En ce temps-là, pour élire le pape, on libérait une colombe au-dessus de la place Saint-Pierre, pleine de monde. L’homme, sur la tête duquel la colombe se poserait, devait être choisi pour pape. Les trois hommes arrivèrent sur la place, qui était bondée, et se mêlèrent à la foule.

La colombe vola, vola, et se posa sur la tête de Bobo.

Parmi les chants et les cris d’allégresse, il fut hissé sur un trône et revêtu d’habits précieux. Il se leva pour donner sa bénédiction quand, dans le silence qui s’était fait sur la place, on entendit un cri. Un vieil homme était tombé à terre, comme mort. Le nouveau Pape accourut et reconnut son père dans le vieillard. Le remords l’avait tué. Il eut à peine le temps de demander pardon à son fils, il expira dans ses bras.

Bobo lui pardonna. Il fut l’un des meilleurs papes que l’Église eût jamais.